Il fiore d'oro by Franco Cardini; Leonardo Gori

Il fiore d'oro by Franco Cardini; Leonardo Gori

autore:Franco Cardini; Leonardo Gori
La lingua: it
Format: mobi
pubblicato: 2012-04-30T22:32:55+00:00


CAPITOLO XVI

Von Altenburg riuscì a raggiungere Gardone Riviera alle sei del mattino, dopo un terribile viaggio costellato di imprevisti ed interruzioni sulla linea ferroviaria. Si aspettava un'accoglienza poco amichevole, e dubitava che la sua copertura di inviato di Der Adler reggesse ancora.

Notò qualcosa di diverso già nel piccolo centro abitato: le stradine che scendevano verso il lago erano percorse da militari tedeschi in assetto di guerra. C'erano pochi civili in giro, e mancavano del tutto i villeggianti, per lo più mogli e figli di gerarchi, che aveva visto prima della sua fuga.

Capì che doveva essere accaduto qualcosa di nuovo e di molto grave, quando fu sulla stradina che portava alla villa di D'Annunzio: gli uomini del capitano Schultz avevano allestito un posto di blocco, con tanto di cavalli di frisia e mitragliatrice puntata. Quella era una occupazione in piena regola: a quanto pareva, la missione cinematografica di Karl Ehrhardt aveva lasciato cadere ogni paravento, tacitando gli italiani. Ehrhardt e Schultz avevano certamente richiesto informazioni su di lui, a Berlino. Si augurò che fossero state addomesticate a sufficienza dagli uomini del suo padrone. Durante il viaggio in treno aveva pensato ad una storia credibile per giustificare la sua fuga: il richiamo alla redazione del giornale, ricevuto durante la conversazione telefonica in italiano di tre giorni prima; l'ingresso del Vittoriale lasciato momentaneamente sguarnito, il suo allontanamento con l'intenzione di tornare il giorno dopo, gli impegni imprevisti che lo avevano trattenuto invece a Venezia. Tutto lasciava pensare che adesso, con la nuova situazione, quella favoletta facesse irrimediabilmente acqua.

Rallentò il passo, cercando di studiare una strategia. Era certo che i militari controllassero anche il perimetro della proprietà, perciò decise di tornare indietro, mangiare qualcosa in un caffè e intanto elaborare una storia più convincente. Entrò in un lussuoso locale di piazza Garibaldi, tutto rivestito di legni. Si stupì di trovarlo addirittura deserto. Non c'erano brioches e neppure del semplice pane nero: ordinò un surrogato di caffè e lo bevve al banco, sotto gli occhi del barista, che gli parvero decisamente spaventati. Si rese conto solo in quel momento che a Gardone avevano tutti paura. Forse al Vittoriale non aveva più spazio di manovra. Pensò di tornare a Venezia e trovare un altro modo per salvare Elena, ma capì di non avere alternative. Pagò il caffè e uscì nella luce della piazza.

Due militari di pattuglia lo bloccarono appena ebbe voltato l'angolo. Gli chiesero i documenti e Dietrich mostrò quelli di Der Adler. Uno di loro glieli strappò quasi di mano e consultò un elenco di nomi su un quaderno, poi fece un cenno al suo camerata. Lo invitarono a seguirlo lungo la strada per il Vittoriale. Dietrich cercò di protestare, ma i due militari gli puntarono i mitra contro, intimandogli uno — Schnell! — che non ammetteva repliche. Quando furono in vista del posto di blocco, gli ordinarono di fermarsi. Quello che aveva il quaderno coi nomi proseguì da solo, parlò con i soldati dietro ai cavalli di frisia, poi ci fu uno scambio di chiamate con un telefono da campo.



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